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L'economia umile

 

L’umano è molto di più di ciò che il postumano presuppone: ha carattere complessivo. Hanno pieno riconoscimento anche le dinamiche inconsce del comportamento sociale e le disposizioni culturali che animano, ma non si lasciano ridurre alla politica. Le persone rimangono intelligenti, anche quando seguono vie perverse. Come il plagio non potrà mai essere definitivo, allo stesso modo neppure il controllo può essere unilaterale. L’umano mai potrà ridursi a essere una funzione di sistema, una variabile dipendente. Le relazioni del mondo dell'umano sono legami di affetti e di passioni. In ognuna di queste, il business lavora per entrarvi, ma la sua vittoria è sempre solo provvisoria. Le merci non potranno mai dare ciò che donano gli affetti.
Non si esce dalla crisi se non lavorando. Alla necessità del lavoro, la gratuità aggiunge l’arte del lavoro ben fatto. La nostalgia del dono e l’urgenza di godere di qualcosa che non sia il profitto, rischiano però di logorare il significato del gratuito. Non bisogna contrapporre il gratuito al dovere, né creare appalti della gratuità a settori specializzati. Gratuità è un modo di agire, uno stile di azione, un approccio all’altro per riconoscerlo nella sua alterità e non abusarne. Se non si è capaci di gratuità, non si è neanche capaci di capire il contratto, di essere lavoratori e imprenditori responsabili. Gratuito non significa che non costa nulla, ma piuttosto che il dono non è monetizzabile (non pagabile perché costerebbe “troppo”). Buona battaglia di civiltà è quella che non contrappone contratto a dono, equa remunerazione a gratuità. L’aumento del solo reddito può produrre infelicità a causa delle dinamiche relazionali che innesca. L’individualista è una persona che, per massimizzare il suo vantaggio, trascura la felicità, consuma con avidità beni “da utilità” ma finisce con il trascurare i beni “da felicità”. Si comporta da “sciocco razionale" (Amartya Sen) perché agisce sempre e solo in vista di ciò che è immediatamente gratificante. Così però non centra mai il suo obiettivo.
  La narrazione oggi dominante è quella dell’economia di mercato e della sua pubblicità, dove sono le cose a produrre felicità e l’essere è stabilito dall’avere.
L’economia umile è fatta di “terra” (humus in latino), cioè di storie, legami, idee, simboli, valori. Nella vita concreta le norme e i pensieri s’intrecciano con le immagini, i sogni, le speranze. L’economia umile spiazza gli schemi interpretativi rigidi e mette al lavoro il desiderio. La contrazione economica non è solo perdita di velocità dell’espansione ma è doloroso travaglio che prelude a una nuova combinazione tra attivazione psichica individuale e struttura economico-sociale. Si passa così dalla risposta stereotipata prodotta dal sistema tecnico alla creatività della vita sociale, in cui la spontaneità del dono svolge un ruolo capitale, come auspicava Ivan Illich . La disfatta dei valori di legame e solidarietà si può leggere nell’aumento tendenziale delle diseguaglianze. Si può percorrere il cammino inverso: dall’eguaglianza alla solidarietà.
L’economia umile studia come ottenere sviluppo in una crescita economica limitata. Investe tempo, energia, risorse per coordinare interessi individuali e farne una causa comune. Il piacere che questo processo produce risponde al desiderio in modo diverso da quanto può fare il consumo di beni.
 



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Questa scheda  è stata redatta da: Domenico Cravero   in data  25/11/2018

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