CELEBRARE
Per essere performante e segnare un inizio (la decisione), la speranza è prodotta in un processo rituale. Costruisce quindi una visione comune, produce il senso di collettività, di comunità attiva. L’evento celebrativo è il godimento collettivo che ristora la pesante fatica che la metodologia della speranza comporta. Il mercato moderno ha moltiplicato relazioni, contatti, opportunità e cooperazione ma ne ha anche cambiata la natura, ponendosi come un mediatore che immunizza i rapporti e la vita in comune, sostituendo i legami forti con tenui opportunità contrattuali. La malattia del Noi è il narcisismo, la sua cura è l’empatia e la responsabilità.
Le liturgie celebrative costituiscono l’atto di riconoscimento e di diffusione delle conquiste realizzate.
Celebrare la speranza è la più potente fonte di energia quando la vita individuale e collettiva si fa dura. Questa energia è indispensabile per lottare e sperare nelle crisi serie e lunghe. Ogni conquista va quindi celebrata, ogni crisi ha bisogno di riti collettivi di speranza. Quanto più si soffre o si teme, tanto più gli eventi celebrativi vanno proposti e curati.
Non si attraversa il deserto (lo stallo, il rischio, la perdita, il fallimento) senza la memoria viva della liberazione e senza sperare insieme la terra promessa.
E' urgente creare, con fantasia e originalità, un corredo di abitudini, di pratiche, di tradizioni, di riti per intrecciare la fatica quotidiana a momenti di pausa, di respiro, di allegria, perché, il rapporto tra le persone sia sempre considerato più importante di ogni altra incombenza.
Questi riti, infatti, svolgono due funzioni: una indicatrice e una rivelatrice. Riportano le cose verso l’ecosistema, e l’ecosistema alla dimensione umana.
I riti sono sempre rivelatori. Fanno sperimentare in modo concreto e vitale l’ecosistema, dove la natura e l’uomo entrano in comunione, in sinergia. Il lavoro quotidiano diventa così un “luogo che parla da sé”, un simbolo che non solo rappresenta ma anche opera.
L’economia è la “legge della casa”, l’ordine del luogo. Il greco nomos indica però anche il tono, l’armonia, la nota musicale, il gusto, l’estetica. La materia bella è essenziale per elevare qualità spirituale e morale del mondo e per puntare lo guardo in alto. L’economia bella si fa carico della vulnerabilità. Non la considera un’inefficienza ma il criterio di verifica dell’azione giusta.
Questa scheda è stata redatta da:
Domenico Cravero
in data
25/11/2018