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Percorsi per la vita indipendente

  I progetti di Vita Indipendente sono una delle possibili risposte alla grave disabilità motoria.
La sperimentazione di tali progetti, avviata nel 2003, sarà conclusa con l’adozione delle Linee Guida, approvate con la Deliberazione della Giunta della Regione Piemont n. 48-9266 del 21/7/2008.
I destinatari del progetto sono le persone portatrici di grave disabilità motoria, certificata ai sensi dell’art. 3 della l. 104/92, di età; compresa tra i 18 e 64 anni, inserite in percorsi lavorativi, o formativi, o sociali.
I progetti di Vita Indipendente sono finalizzati all’assunzione di assistenti personali che consentono alle persone disabili di raggiungere la piena autonomia.
significa garantire alle persone con disabilità; il diritto all’autodeterminazione. In pratica, si tratta di promuovere la vita indipendente significa fornire strumenti concreti, diversi in base alle esigenze del singolo, per aiutare la persona con disabilità; a costruire e mantenere il proprio progetto di vita indipendente: formazione, lavoro, famiglia, mobilità;, socialità e abitazione sono gli ambiti coinvolti.
 
Sono progetti che hanno un costo, ma l’alternativa – la vita dipendente, la cosiddetta “istituzionalizzazione” – costa molto di più alle casse pubbliche, in termini di spesa sanitaria e assistenzialistica, oltre a contravvenire in modo netto alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, sull’indipendenza delle persone con disabiltà e anche alle più basilari leggi di umanità.
L’economia della speranza è una proposta impegnativa e globale di economia circolare. Si occupa insieme degli scarti prodotti dalla lavorazione e degli “scarti” umani prodotti dall’indifferenza e dall’ingiustizia. Quando la comunità è sostituita dalla società burocratica si produce degrado sociale. L’individualismo, pensando solo a sé finisce per distruggere la rete vitale che protegge le persone, perché incapace di pensare e costruire progetti di solidarietàe di partecipazione, con conseguenti cadute di speranza. Può esserci crescita economica senza equità ma non sviluppo umano (e, di conseguenza, crescita economica di lungo periodo).
    Per raggiungere vita indipendente, le persone svantaggiate devono essere coinvolte attivamente in tutte le fasi del progetto d’impresa e parteciparvi apportando il proprio contributo. Devono essere capaci di comprendere e formulare (nel lavoro d’equipe) un’analisi d’impresa in grado di garantire la sostenibilità tecnica, gestionale, finanziaria, ambientale e socio-culturale dei diversi ambiti produttivi. La difficile sfida della formazione delle persone, in condizione di svantaggio, consiste nel promuovere pratiche concrete (buone prassi) che riescano a contrastare l’individualismo e creare legami di comunitànel pensiero e dell’azione. E' nata così l’idea di proporre una Scuola popolare d’impresa per inserire nel lavoro (per es. dell’agricoltura sociale) persone di bassa scolarizzazione, adulti con esperienza lavorativa scarsa o nulla, adolescenti con abbandono scolastico, soggetti segnati da una condizione debilitante particolarmente grave (autismo, malattia mentale).
E' un percorso formativo sistematico, caratterizzato da una rigorosa metodologia didattica, attraverso l’apprendimento cooperativo.


Questa scheda  è stata redatta da: Domenico Cravero   in data  22/10/2018

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