Non tutti possono essere imprenditori. Tutti però chiedono di essere riconosciuti, per mostrare quello che valgono e svolgere attività dotate di senso.
Secondo A. Sen, l’ipotesi che al centro del sistema capitalistico ci sia l’egoismo (l’esclusivo profitto) è discutibile, equivarrebbe a ridurre l’uomo ad animale centrato sull’interesse. Cooperazione e competizione non sono dimensioni necessariamente contrapposte, perché non c’è concorrenza senza fiducia. Le nuove sfide che il management deve affrontare riguardano un orientamento al mercato diffuso e collaborativo. Proprietà, influenza e controllo sono anche effetti della globalizzazione, nuova condizione economica, dove si formano reti complesse di mercato e rendono possibile un capitalismo non gerarchico e distribuito e, insieme, forme inedite di economia cooperativa.
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L’essere sociale determina così la coscienza sociale. La riuscita delle relazioni umane ed ecologiche (due forme impegnative di amore) genera nuovi significati di performance e di successo economico. L’economia contributiva è un’attualizzazione in tempi postmoderni dell’antica indicazione di Cicerone che considerava il bene del popolo come la suprema legge.
Nella conduzione dell’impresa la competizione non è più sufficiente; occorre imparare a collaborare. Per una nuova economia serve un vasto movimento culturale che metta al centro l’incontro, il dialogo, la cooperazione. Si tratta di rigenerare in un ambiente socio-economico inedito le antiche parole della solidarietà e della sussidiarietà.
L’economia contributiva può anche essere definita un’economia dell’amore perché fondata sul dono di sé (il proprio personale contributo). Più alto è il valore della propria contribuzione, più forte è l’esperienza di appartenenza attorno a esso.
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