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Il rapporto con la terra è innanzi tutto un piacere, un respiro di quotidiano benessere. Si
sta bene con se stessi quando si aderisce alla natura. Le forme vitali del “sentirsi bene”, a
contatto con la vita della natura, nel regno vegetale e animale, è un’esperienza
emozionale che aiuta la persona in trattamento abilitativo, a lasciar emergere una nuova
percezione di sé. Il ben-essere della sintonia con la natura apre spiragli di speranza e
attribuisce valore a una quotidianità spesso vuota e pesante.
Si sta bene quando si è attivi e creativi.
La vita il più possibile economicamente indipendente è un importante fattore di benessere.
Per stare bene bisogna quindi potersi esprimere ed essere creativi.
Esiste un'economia circolare che s'impegna a non produrre scarti tra le persone. Unisce tecnologia e corresponsabilità, combatte fatalismo e assistenzialismo: rigenerando energie; fornendo gambe alle idee; puntando al futuro in maniera sostenibile.
Non si esce dalla crisi se non lavorando. Ma c'è bisogno di una economia umile, fatta di terra ("humus"), cioè di storie, legami, idee, simboli, valori
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L’economia civile è impegnata a riportare agape nella sfera pubblica. Lo vuole al centro della polis, per mostrare nella prassi che esiste un’economia che ho chiamato “graziosa”, civilmente rilevante almeno come quella del contratto.
Rigenera anche il patto, introducendovi una razionalità diversa (l’azione dei carismi come i passati di Pietà o l’attuale (commercio equo e solidale), uno spirito che riscatta l’assolutismo del contratto (divinizzazione dell’eros) e il comunitarismo della philia, che all’individualismo sostituisce il corporativismo di gruppo.
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Spirito vuol dire eccedenza, gratuità, libertà. Significa riempire di senso il nulla mortifero del niente. Quello che oggi manca è uno spirito che possa animare un progetto di rinascita, che riscatti un mercato aggressivo e concorrenziale che sta diventando anche lo stile delle relazioni sociali.
Le reti di economia civile e le scuole popolari di economia e finanza possono disegnare un stagione spirituale nella quale uscire migliori, non solo per ripartire ma anche per cambiare paradigma e tenere insieme prosperità e democrazia.
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