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Già e non ancora


Ogni esperienza contiene la nostalgia di qualcosa che ancora non c’è, ma già è atteso e indicato. Nasce in questo modo la domanda di senso. Il vissuto sensibile si scopre già “implicato” da un senso, e, al tempo stesso, aperto alla percezione della sua “eccedenza” che ne svela la trascendenza. La speranza quindi non è mai neutrale perché s’iscrive tutta nella dialettica difficile e perturbante del già e del non ancora. È forza e propulsione sociale. Non è quindi un atteggiamento neutrale ma produce costitutivamente un orientamento motivazionale e temporale, ideale e discorsivo, fantasioso e affettivo, etico ed estetico. Il già e il non ancora sono, infatti, i due elementi costitutivi della struttura di tutta l’esperienza e della conoscenza, nel continuo rimando delle ritenzioni e delle propensioni, nella memoria e nell’azione. In quanto non ancora le nostre decisioni non possono evitare il dubbio, l’incertezza e la paura; in quanto già esse vincono il rischio dell’insuccesso perché vedono, pur nell’incompletezza, i segni di ciò che si svilupperà. Nella speranza s’incontrano e si compensano vissuti ed elementi contraddittori: passività e azione, passato e futuro, ambiguità e paradossi. È qualcosa in più del solo desiderio, chiede più di quanto la vita offra, lì nell’immediato. È predisposta quindi anche alla delusione.
Compito della speranza è fornire un’intuizione e una comprensione complessiva del senso, nei suoi significati di direzione, significato, valore.
La speranza apre la realtà, perché la fa costantemente e invincibilmente immaginare come già presente. La speranza conosce e afferma il valore prospettico del presente. L’ontologia della speranza è là, dove essere e valore s’incontrano. È il già del non ancora. La speranza è come il gioco: non può essere calcolata e non è immediatamente produttiva, ma senza non c’è alcuna novità, alcun “divertimento”. S’inserisce, infatti, negli spazi interstiziali di creatività e investimento, di giocosità e fatica, di realtà e potenzialità. C’è però sempre una razionalità nella speranza, altrimenti essa degenererebbe immediatamente in fantasticheria.
Speranza è il desiderio intenso di qualcosa che diventa vero attraverso l’azione.
La metodologia della Ricerca-Azione sviluppa nell’Impresa Sociale applicazioni particolarmente interessanti. Attraverso l’osservazione e l'elaborazione del vissuto quotidiano, porta all’azione, alla trasformazione personale e al cambiamento delle prospettive di vita. La Ricerca-Azione (o Ricerca-Intervento) innesca quindi percorsi di ricerca di senso, esperienze vive, ad alto contenuto emozionale di significazione della realtà quotidiana.





Persone di speranza in economia sono quelle capaci di notare prima di altre un bisogno insoddisfatto, lasciarsene attrarre, amarlo, trasformando i problemi in possibilità di bene comune. Innovare, soprattutto oggi, è avere occhi capaci di vedere opportunità di mutuo vantaggio e di crescita, in settori e categorie che rimangono ancora ai margini dello sviluppo e democrazia. Le persone con motivazioni ideali e responsabilità civile vedono più lontano e in modo diverso dagli altri. Sanno scoprire i segnali deboli del declino e agiscono quando il processo è ancora reversibile. La dialettica del già e non ancora si rispecchia poi nella dinamica carisma-istituzione che fa avanzare la civiltà. I protagonisti di speranza sono persone creative, capaci di sviluppare e far rivivere il carisma (il non ancora) nelle istituzioni (il già). Senza carismi non c’è sviluppo umano né innovazione sociale.


Questa scheda  è stata redatta da: Domenico Cravero   in data  25/11/2018


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